Post-Scriptum – Anni di Piombo Forever
Qualche giorno fa ho ritenuto doveroso pronunciarmi
nei confronti di un gesto – la petizione contro Nicola Campogrande – che ho
ritenuto profondamente sbagliato: prima di tutto perché anonimo e poi perché
attaccava una persona sulla base delle proprie idee, idee, detto per inciso,
non particolarmente sconcertanti o
scandalose, semmai espresse in maniera un po’ eccessivamente semplicistica. Non
desideravo entrare nel merito di queste idee, né difenderle.
Sono rimasto sconcertato dal totale silenzio tra
tutti i miei amici e amici di FB, colleghi ed allievi riguardo tanto al
pronunciamento quanto a questo gesto ‘fascista’ ed inquietante. Zero, silenzio
assoluto, tranne il sostegno di due cari amici come Emanuele Arciuli e Andrea Rebaudengo, sostegno che ho tanto più gradito perché totalmente isolato.
Faccio fatica a comprendere questo silenzio.
E ricavo inevitabilmente la conferma che esiste
ancora un clima di intolleranza, di incapacità di dialogo, di chiusure assolute,
di campanilismi assurdi nel nostro paese, che oggi da noi il dissenso è
ancora tabù, perché evidentemente quando si è in guerra - e la musica contemporanea è sempre in stato
di guerra, perché vive all’interno di una società che la disconosce e la
contrasta – dissentire è un peccato mortale per cui si viene passati per le
armi. E la scusa quindi è sempre la stessa: siamo quattro gatti, non
attacchiamoci a vicenda… Ma possibile invece che io, pur riconoscendomi negli
ideali del Novecento, anzi proprio a causa di questi, non possa dire
liberamente che comporre oggi come faceva Pierre Boulez settant’anni fa è un
paradosso storico? Posso io riconoscermi figlio del Novecento che ho amato,
conosciuto, frequentato e ‘composto’ e al tempo stesso sollevare a volte
qualche critica nei confronti dei ‘grandi compositori’ italiani oggi tanto
celebrati ed eseguiti e dire che forse stanno sbagliando qualcosa? Che troppo
spesso sento il cattivo odore di un secolo che ormai è morto e non vedo la luce
di quello nuovo nelle loro musiche? E posso farlo senza timore di essere
accusato di apostasia e crocefisso da una serie infinita di attacchi, privi di
seria considerazione, riflessione e propensione allo scontro dialettico?
Ha davvero un senso questo protrarre all’infinito,
nella musica, il clima degli Anni di Piombo, che così bene ho conosciuto da ragazzo?
A questo proposito vorrei sottolineare un altro
aspetto della petizione contro Campogrande, o meglio di tutti i commenti che ne
sono seguiti, per lo più elogiativi ed entusiastici. Campogrande avrà pur
sbagliato ad esprimere tutta la sua ostilità contro un repertorio determinato,
ma possibile che nessuno veda il clima in cui noi degli anni Sessanta siamo
cresciuti? Vogliamo davvero ignorare la violenza strisciante della maggior
parte dei comportamenti dei grandi maestri e dei loro allievi contro tutti
coloro che non si uniformavano ai diktat del momento? Ma ce ne siamo già
dimenticati? O la maggior parte di voi ha avuto davvero la fortuna di vivere in
un mondo parallelo, dove tutti erano aperti e gentili, dalle larghe vedute?
Vi assicuro, io che sono cresciuto a Roma, in un
quartiere di confine tra una zona fascista ed una comunista, che ero in classe
al liceo, ad un passo da dove rapirono Moro, ricordo
perfettamente quel clima, così come ricordo l’atteggiamento del mio primo insegnante di
composizione. Andai da lui a quindici anni (1977!), con poche nozioni di
solfeggio e ancora meno di armonia, ma con tanta voglia di scrivere. Con un
entusiasmo incontenibile direi. Al quale rispose subito con l’affermazione
raggelante che la musica era morta (!). Gli portai un’invenzione a due voci,
stile Bach, la mia prima composizione, che mi massacrò dicendo che era
inconcepibile scrivere in quel modo, utilizzare addirittura delle quartine di
sedicesimi, cancellò tutto con spregio e scrisse sul foglio dei ritmi
estremamente complicati, fatti di quintine con pause ed infiniti altri gruppi
irregolari: che bella didattica, del rispetto e dell’ascolto! Oggi come
insegnante inorridisco al pensiero di quel primo incontro! Ma quegli anni erano
tutti così, o quasi, ce ne siamo già dimenticati?
Io non sono sicuro che quegli anni siano davvero finiti,
ma se lo sono davvero e me lo auguro, non sono finiti poi da tanto. E comunque
di episodi simili la mia generazione ne ha vissuti infiniti. Sarebbe
interessante raccogliere delle testimonianze a riguardo. Sebbene ancora oggi mi
sembra che ci sia ancora chi scambia la sacra arte dell’insegnamento con lo stupro e la clonazione, come ho
scritto in una mia intervista a Musicheria, è troppo forte il ricordo di quei
corsi estivi con alcuni ritenuti per così dire ‘grandi’, di quel conformismo
terrificante, dell’essere additati perché diversi, distrutti di fronte agli
allievi la mattina e poi magari riempiti di complimenti la sera a cena,
complimenti a volte un poco ambigui.
Allora, se proviamo ad aprire gli occhi e a capire
che per molti è stato davvero un ambiente di merda, forse si capirà meglio il
perché di certe acrimonie, di certi risentimenti. Sbagliati senza dubbio. Ma
causati da ragioni profonde e da ferite che non si sono ancora rimarginate.
Petizioni come quella appena venuta fuori non fanno altro che riaprire quelle
ferite e ricordarci che forse, dagli Anni di Piombo, non ne siamo ancora
usciti. Complimenti al suo ideatore e a tutti quella che l'hanno firmata e sostenuta in maniera più o meno diretta, più o meno esplicita! basta riportarla in un commento ad un proprio post ed inevitabilmente le si da il proprio tacito assenso...
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